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giovedì 30 giugno 2011

Angelo Barnabò, profilo di un medico garibaldino

Angelo Barnabò
Un medico al seguito del Generale Garibaldi. La figura di Angelo Barnabò, dottore in medicina a 24 anni con laurea conseguita a Pavia nell’aprile del 1858, volontario nei Cacciatori delle Alpi durante la campagna del 1859 per l’Indipendenza dell’Italia e successivamente ufficiale medico del Regio Esercito, in servizio sino all’agosto del 1891, è forse a torto una delle figure castelleonesi del Risorgimento meno celebrate. Basti pensare, ad esempio, che il suo nome non compare fra i decorati della Campagna del ’59, quando invece, in veste di medico, partecipò sia alla Seconda sia alla Terza Guerra d’Indipendenza. Gli elementi per tracciare una biografia completa di Barnabò non mancano, a cominciare dal periodo del suo arruolamento volontario nell’esercito garibaldino che costrinse, con l’ausilio delle truppe franco-piemontesi, gli austriaci alla ritirata nel ’59, per proseguire poi con le tappe di una carriera medico-militare che l’hanno portato a dirigere l’ospedale di Livorno e a veder riconosciuto il proprio impegno in ambito professionale con una medaglia di bronzo al valore, guadagnata sul campo grazie alla febbrile attività svolta al servizio della comunità castelleonese durante l’epidemia di colera scoppiata nel 1867. Preziosi documenti che lo riguardano sono conservati nell’archivio privato della famiglia Barnabò. E’ lì che si trova anche una lettera particolarmente significativa del periodo della militanza garibaldina, trascorsa fra la Valtellina e l’alto bresciano. Si tratta della missiva che gli fu inviata dal capo medico dei Cacciatori delle Alpi, il maggiore Agostino Bertani, braccio destro del generale Garibaldi e organizzatore dell’ambulanza, scritta nel momento delle sue dimissioni dal Corpo (Bertani lasciò per organizzare una nuova insurrezione nell’Italia centrale). Un documento senz’altro inedito, che attesta il ruolo per nulla secondario del giovane ufficiale medico castelleonese negli avvenimenti che risalgono all’estate del ’59. Arruolatosi sul finire di giugno, entrò subito a far parte del servizio sanitario anche grazie ad una lettera del direttore del nostro ospedale, Girolamo Lauro, che attestava l’idoneità alla prestazione “della sua opera a beneficio dell’armata”. Spedito in un primo momento al seguito del battaglione detto dei Valtellinesi, Barnabò fu scelto di lì a poche settimane da Bertani per dirigere l’ospedale militare di Grosio. E’ in quel contesto che cominciò a stringere rapporti con altre figure di spicco dell’ambulanza garibaldina come Malachia De Cristoforis - milanese, futuro deputato e direttore degli Annali universali di medicina - e Tebaldo Rosati, medico toscano che arrivò da Parigi per sostenere la causa dell’indipendenza italiana e che negli anni a venire ricoprirà ruoli direttivi presso l’ospedale di Firenze. Ma è con il suo diretto superiore Bertani, mazziniano e veterano delle Cinque Giornate, che il legame si fece sempre più saldo. A testimoniarlo è proprio la lettera di commiato redatta dal futuro deputato milanese della Sinistra storica, che il 26 agosto 1859 da Bergamo scrisse al suo giovane medico: “Sig. Dottore, abbandonando il mio posto per volontaria ed accettata dimissione, innanzi ch’io mi stacchi dal Corpo cui appartenni con orgogliosa soddisfazione mi è caro debito l’esprimere a tutti i collega della Brigata la mia riconoscenza per l’aiuto che mi porsero nel disimpegno delle faccende sanitarie. Per quanto vale il mio encomio, mi è carissimo il proclamarlo qui altamente per tutto il personale sanitario dei Cacciatori delle Alpi il quale seppe meritarsi la stima e la riconoscenza nonché dei commilitoni, ripetutamente della superiorità; e lo dico apertamente, io riconosco esclusivamente nella sua devozione intelligenza ed attività tutto il merito che il generale Garibaldi propose ed il Re volle onorare in chi ebbe la fortuna di essere capo di ste brillante stuolo di medici. Al ricordo delle mancanze mie (illeggibile) indulgente la di lei benevolenza e mi tenga conto della buona volontà, delle difficoltà annesse ad un servizio tutto nuovo per (...), creato cammin facendo in momenti che Ella ben conosce come fossero scabrosi per tutti noi. (...) Lieto di chiamarmi di Lei compagno d’armi fra i Cacciatori delle Alpi ho l’onore di riverirlo
il Capo Medico Maggiore A. Bertani”.
Angelo Barnabò, rientrato a Castelleone negli anni Novanta dell’Ottocento dopo essere stato in servizio a Pavia, Oneglia, Samarate, Ancona e Livorno, diventò consigliere comunale, assessore e giudice conciliatore. Morì nella sua casa di via Roma il 29 aprile 1900. Aveva 66 anni.

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