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venerdì 29 aprile 2011

I garibaldini castelleonesi nel censimento dell'Archivio di Stato di Torino


“Alla ricerca dei garibaldini perduti” è un progetto dell’Archivio di Stato di Torino. Si tratta di una vasta opera di schedatura delle migliaia di volontari che hanno combattuto sotto le insegne garibaldine durante le guerre d’indipendenza. I risultati del censimento, che si è fermato a quota 35 mila nomi in attesa di ottenere ulteriori fondi in grado di far ripartire la ricerca, sono visibili anche in rete. Fra le schede già compilate vi è quella di Carlo Coelli, l’unico castelleonese che prese parte alla spedizione dei Mille. Riporta le seguenti informazioni:
Cognome: Coelli, Nome: Carlo. Paternità: Coelli Giovanni. Maternità: Venturelli Rachele: Data di nascita: 13 settembre 1838. Luogo: Castelleone Provincia Cremona. Dati di domicilio: Castelleone. Professione: Medico (in realtà durante la spedizione era ancora studente in medicina. Si laureò il 7 agosto 1865 presso l’Università di Pavia). Per quanto concerne la sua vita da garibaldino risulta inquadrato nella 7° compagnia (comandata da Benedetto Cairoli e successivamente da Vigo Pellizzari). Nella seconda fase della spedizione, una volta diventato Luogotenente, risulta invece inquadrato nella 18° divisione Bixio, 2° Reggimento.

ALTRI GARIBALDINI DELLA CAMPAGNA NELL’ITALIA MERIDIONALE (1860) GIA’ CENSITI

Alzani Agostino, di fu Lorenzo (e Comizzoli Angela Maria), nato a Castelleone il 23 giugno 1826. Inquadrato nella 15° divisione Turr, III Brigata Milano (De Giorgis), numero d’ordine 379, soldato.

Cremascoli Angelo, 17° divisione Medici, I Brigata Simonetta, I Reggimento Cadolini, I Battaglione, III Compagnia, grado sergente. Risulta ferito e “ricoverato all’ospitale”

Gandolfi Alessandro, di Battista (e Toni Maria). Inquadrato nella 17° divisione Medici, Brigata Simonetta, II Reggimento. Risulta iscritto al  numero d’ordine 742\341. Grado: cacciatore, è stato congedato il 9 dicembre 1860.

Lombardi Egidio fu Pietro (e Ray Elisabetta). Nato a Castilione (Castiglione d’Adda), Cremona (trattasi ovviamente di Castelleone). Inquadrato nella 17 a divisione Medici, Brigata Simonetta, II Reggimento. Iscritto con numero d’ordine 1098\364, grado: soldato. E’ stato congedato il 9 dicembre 1860, è sbarcato a Genova.

Noci Giuseppe, di Ottaviano (e Belariolante o Beloriolante Gaetana), nato a Castelleone il 12 giugno 1835. Apparteneva all’esercito dell’Italia Meridionale inquadrato nella 15° divisione Turr, 3° Brigata Milano (De Giorgis) con il grado di sergente.

Pavesi Andrea di fu Adolfo (Fogazza Maria), nato a Castelleone l’11 ottobre 1860 (errore evidente). Iscritto al numero d’ordine 29, inquadrato nello stato maggiore della 15° divisione Turr, proveniva dalla Brigata Ferrara ed era un cavalleggero. Ha partecipato alla campagna del 1859 come Cacciatore delle Alpi.

Varischi Ermete di Giovanni Battista (e Volponi Agnese), nato a Castelleone. Soldato della 17° divisione Medici, Brigata Simonetta, I Reggimento. Risulta essere stato congedato il 9 dicembre 1860 dopo essere sbarcato a Genova. Fra le osservazioni, a matita è annotato: “servizio 12 11\98”.

Mancano invece le informazioni riguardanti: Barnabò Antonio, Barnabò Eugenio, Boldi Giovanni Battista, Mazzoli Antonio e Mondini Luigi.

Santuario, 500 anni fa la prima processione

Castelleone si appresta a celebrare il quinto centenario dell’apparizione di Maria Vergine a Domenica Zanenga. L’11 maggio, come vuole la tradizione, i castelleonesi raggiungeranno il Santuario della Misericordia partendo dalla chiesa parrocchiale e, come accade da quasi due secoli, percorrendo il viale. La prima processione risale al 14 maggio 1511, tre giorni dopo la prima apparizione della Madonna alla Zanenga nella vigna “situata oltre l’Orfea, Rivolo o Roggietta distante un miglio verso tramontana dal Castello”. Quella prima processione, aperta dal “Confalone di Maria Vergine del Consorzio”, partì dalla parrocchiale, ma, ovviamente, dovette seguire ben altro percorso. I fedeli, infatti, lasciarono il castello uscendo da porta Isso e, passando dal Ghiandone s’incamminarono lungo la vecchia strada che conduceva al Santuario. Ecco la cronaca di quella giornata come è descritta nel “Ragguaglio istorico del Santuario della Beata Vergine della Misericordia di Castelleone diocesi di Cremona di D. Clemente Fiammeno ecc.” (ristampa del 1811).

Cap. VIII – Come si andò alla Vigna in processione

Nel mercoledì seguente, giorno 14 di Maggio del 1511, giorno di lieta rimembranza per Castelleone, si fece una solenne processione generale di tutto il Clero secolare e regolare e di tutto il Popolo, che s’invio a quel Santo Luogo dell’Apparizione coll’ordine seguente: precedeva un Confalone di Maria Vergine del Consorzio posta nella nostra Parrocchiale, seguiva un infinito numero di donne accompagnate a due a due con un gran Crocefisso avanti, indi venivano dietro divotamente a due a due i Flagellanti o Battuti di S. Pietro Martire, cantando le Litanie di Maria Vergine. Poi tutti i Religiosi di S. Francesco detti Amedei del nostro Convento di Bressanore: a questi succedeva la gran Croce d’argento che era in somma venerazione. Poi venivano i Chierici, e venti Sacerdoti, con fiaccole accese in mano, e dietro a tutti D. Matteo da Ponte con un ricchissimo piviale. Dopo questi era condotta sopra una carretta deu propri Figli la muta e storpia Vedova attorniata dal Pretore e dai primarii Consiglieri di Castelleone, e da numerosissimo stuolo di Castelleonesi e forastieri, che con tutta compostezza, quiete e divozione recitando a bassa voce fervide preghiere accrescevano la pompa della sacra funzione. Giunta la processione al desiato luogo, le donne si ripartirono da una parte, e gli uomini dall’altra. In mezzo si schierarono i Frati, i Disciplinanti, i Consiglieri, il Clero. Domenica fu collocata presso a quel santo Tronco, che era stato l’altare della prodigiosa visione; e tutti genuflessi cogli occhi rivolti al Cielo, e col cuore computo stavano impazienti aspettando il compimento di celesti favori. Quand’ecco per la quarta volta comparve Maria Vergine a Domenica, e in un attimo risanandola, le comanda: “di alzarsi e uscir fuori dalla carretta, e d’intimare in  suo nome al popolo, che gridi tre volte Misericordia, digiuni tre giorni, si astenga dal lavoro dai Vesperi fino alla sera del Sabbato, e faccia edificare a suo onore la Chiesa. (...) 
Cantò poi la Messa solenne in musica D. Matteo da Ponte vice-Prevosto sopra l’altare già preparato (luogo proprio e vero, ove era apparsa Maria Vergine), e in fine della Messa fu cantato il Te Deum concludendo il Sacerdote coll’orazione Pro gratiarum actione. Quindi partì la processione di Preti, Frati e Battuti, e del popolo, cantandosi per la strada dai Consiglieri le Litanie, così pure partì tutta penetrata di sentimenti celesti Domenica co’ suoi figlj, che d’allora in poi fu sempre chiamata Domenica della Misericordia. Giacomo Arnolfo Notaro, Guerino Manfredo e D. Giacomo Zovene si fermarono in quel luogo a raccogliere le copiose Limosine de’ Divoti, e a scrivere le grazie e i miracoli di Maria. Arrivati tutti alla Parrocchiale di Castelleone si suonarono le campane e gli organi, si spararono mortari e spingarde, e si cantò in musica l’antifona Haec dies, quam fecit Dominus, exultemus et laetemur in ea, e datasi la Benedizione ognuno partì alle sue case con desiderio di vedere quanto prima edificata la nuova Chiesa, ove poter ogni giorno celebrare con più devoto culto le lodi di Maria. La suddetta Apparizione seguì al tempo di Papa Giulio II, di Massimiliano Imperatore austriaco, di Luigi XII re di Francia, e allora possessore dello Stato di Milano, e per conseguenza anche di Castelleone, di Girolamo Trevisano Vescovo di Cremona, di Bonaventura Chiesa nostro Podestà, di Lorenzo Albino e di Bernardino Rodiano nostri Ragionati, di Francesco Fiammeno e di Davide Boldrigaro nostri Consoli.

mercoledì 27 aprile 2011

Menes Silva, Amadeo De (Amadeo Lusitano, Amedeus Hispanus)

Dizionario Biografico degli Italiani

MENES SILVA, Amadeo de (Amadeo Lusitano, Amedeus Hispanus). – Nacque forse a Ceuta, nel Nordafrica, nella prima metà degli anni Venti del Quattrocento. Un nome assai semplice e lineare, «frater Amedeus Hispanus», ha conosciuto, nella penna di eruditi e agiografi, una molteplicità di forme grafiche che, al di là dell’ovvia oscillazione tra Amadeo e Amedeo – a cui taluno aggiunge pure il presunto «primitivo» nome di João –, complicano non poco le possibilità di chiarificazione, vera o presunta, dell’aggettivo «Hispanus»

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